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L’allenamento fisico Funzionale già dall’antica GRECIA

Iniziamo col dire che la società Greca era strutturalmente molto più meritocratica di quanto lo sia quella presente. I componenti degli organi politici erano eletti casualmente fra le persone e perciò, ognuno era potenzialmente detto a rappresentare la “voce del popolo” nell’amministrazione cittadina. Peraltro, gli atleti in epoca greca venivano detti anche “cultori del fisico” e il rapporto che essi avevano con il corpo, la mente e l’animo era ben evidenti all’epoca. Allenare il proprio corpo con esercizi callistenici – forma di allenamento a corpo libero nel quale ci si allena sfruttando il peso del corpo e la forza di gravità – era un’abitudine. Ovviamente, in quel periodo l’allenamento non poteva contare sull’ausilio di attrezzature quali bilancieri, sbarre per trazioni ecc., ma venivano utilizzati rami di alberi, vitelli sulle spalle, insomma qualcosa di simile ma molto rudimentale. Il Ginnasio di ARISTOTELE, che era proprio il luogo dove i giovani praticavano gli sport, veniva impartito anche un certo tipo di educazione sulla musica, sulla lettura, sulla grammatica, sulla scrittura e anche su discussioni circa argomenti filosofici da cui politici e sociali. Sorge evidente che l’importanza che i Greci attribuivano agli atleti era ben diversa da quella odierna. È importante ricordare che l’attività sportiva, secondo i Greci, avvicinasse agli dèi e servisse come mezzo per diffondere pace fra uomini.

Fu così di alto riguardo l’amore che i greci coltivavano per le discipline atletiche che le competizioni e le manifestazioni avevano un grande seguito popolare. Gli esempi sono innumerevoli, come nei giochi Panatenaici dove si svolgevano processioni civili e militari, i giochi del pentathlon di lotta, pugilato, il pankration e la corsa sui carri. E l’atleta vincitore veniva premiato con l’anfora panatenaica dove vi era raffigurata Atena, o meglio la dea greca della conoscenza e della saggezza fra i tanti attributi. Le Olimpiadi, ad esempio, erano l’occasione dove veniva bandito ogni conflitto fra le póleis panelleniche e servivano come strumento per scandire il tempo, nonché erano importantissime per i Greci, data l’origine mitica della ricorrenza, dove il suo scopo era quello di intrattenere Zeus, secondo, appunto, l’epica. Il concetto di gloria per i greci non era secondario, la parola – Kleos (ascoltare) – era riferita a ciò che gli altri dicevano di te, quindi in base alle tue gesta gloriose. Sommariamente, collegando questi punti, colui che aveva Kleos, la gloria, e che quindi aveva vinto, era colui che più di tutti portava in auge uno dei valori massimi della società greca, dove in un momento di armonia, quale competizioni olimpioniche e non, vigeva uno stato di temperanza , l’atleta riusciva a glorificare la propria preparazione perciò sia la condizione fisica-mentale quanto spirituale era superiore al suo avversario, la propria famiglia, il proprio ginnasio e la propria città di rappresentanza.

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